Oggi, cinque anni fa, lasciava questa vita terrena un grande amico, un grande uomo: Severino Lepore
OGGI (Giulio Iannone), cinque anni fa, lasciava la vita terrena un grande amico, un grande uomo: Severino Lepore.
La nostra mente ancora oggi si rifiuta di accettare l’idea che una persona come lui non ci sia più.
Ci piace pensare che sia solo lontano, ma che stia bene, con il suo immancabile sigaro a godersi ancora gli ultimi scampoli di una vita fatta di grandi sacrifici, vissuta in ogni sua piega e “guadagnata” sul campo, da garzone di bottega a “King of Via Veneto”.
Da quel triste 3 Novembre del 2012, che lo vide spirare a soli 63 anni a causa di una grave malattia, il ricordo di Severino si è fermato.
Rimanemmo costernati, increduli al pensiero che non fosse stato capace di vincere quella che si rivelò essere la sua ultima grande battaglia.
Ci inchinammo di fronte al disegno divino, com’è giusto che sia, ma ancora non riusciamo ad accettarlo, nei limiti della nostra umana presunzione.
Non prima di aver abbracciato la moglie Amerina, la figlia Tania, il fratello Pietro, tutti gli altri fratelli,… oggi lo vogliamo ricordare pubblicando l’editoriale che il nostro Direttore Gianluca Cardillo firmò su Cronache Cittadine (online e cartaceo) all’indomani delle esequie: un fedele racconto della vita di Severino, tra eventi e sentimenti; una vita da film, con la pellicola che si è sganciata troppo presto dalla bobina…
«Carissimi Amici,
“The King of Via Veneto” non c’è più…
Se ne andato in punta di piedi l’altra sera stroncato dalla inesorabile malattia che, però, non gli aveva impedito, fino a pochi giorni fa, di continuare ad essere quello che è sempre stato: un uomo dalla “crosta dura” che avvolgeva un’anima di massima umanità, bontà e, soprattutto generosità.
Essì, generosità, poiché egli era venuto dalla gavetta, dalla “povertà” e per questo sapeva leggere bene negli occhi altrui e nei cuori le sofferenze e le tribolazioni degli altri… Era esigente ma giusto, caparbio ed intraprendente, comprensivo.
Lui era un difensore naturale dei più deboli ed oppressi, uno al quale, fin da ragazzo, non piacevano le prepotenze degli sbruffoni e dei delinquenti… Al quartiere Colle S. Antonino e Piazza Mazzini di Colleferro lo sapevano tutti!
Il grandissimo amico e “fratello” Rino è stato davvero un personaggio unico che è riuscito a costruirsi una “grande vita” da solo, con ferreo coraggio, determinazione e costanza ma, soprattutto, con amore e passione per un lavoro, che per così tanti lustri, lo ha visto stringere la mano ed abbracciare i personaggi più potenti e famosi e le star del mondo intero, dello spettacolo a livello internazionale e di politici di tutto il Globo. Questa sua “grande vita” è stata la sua “dolce vita” che egli ha saputo ben rilanciare nell’intramontabile e luminoso scenario della strada più famosa del Mondo: via Veneto, di cui, a giusta ragione, da anni ne era diventato insostituibile punto di riferimento per gli operatori del settore, intellettuali, artisti, vip, politici e per il cosiddetto “jet set”.
Severino Lepore con il suo immancabile sigaro… Lui di mestieri ne ha fatti tanti: da garzone di bottega, ad aiuto barbiere, da portiere d’albergo a padrone d’albergo, a “patron” di tante belle strutture turistiche ad ambasciatore in tutto il Mondo delle splendide realtà romane e del variegato Made in Italy.
La sua vita è sembrata proprio un film; un film la cui pellicola veniva girata ogni giorno ed ogni giorno si arricchiva di nuovi interpreti e nuovi, fantastici, suggestivi scenari…
Il “colpaccio” di Rino arriva, ad inizio di millennio, con l’acquisto del mitico Harry’s Bar, nella parte alta di Via Veneto. Prima era stato proprietario dell’ “Est, Est, Est”, del “Ciao Bella”, dell’ex “Baita” all’incrocio con Piazza Barberini e poi ancora, dell’altrettanto famoso “Conte di Galuccio” che aveva preso il nome proprio dal paesello in provincia di “Terra di Lavoro” da cui proveniva la sua umile ma dignitotissima, numerosa e laboriosa famiglia prima di trasferirsi in quel di Colleferro ove, per anni ed anni, è vissuto e cresciuto e dove ha conosciuto sua moglie Amerina, grande e coraggiosa donna, e ove è nata la sua adoratissima ed amata figlia Tania.
Presidente nazionale della Fiepet Confesercenti, la federazione degli operatori turistici e presidente dell’Associazione Via Veneto, Lepore aveva saputo portare in alto il nome di Roma fino a suggellare il gemellaggio newyorkese con l’altrettanto famosa “Fifth Avenue” in uno scambio interculturale pieno di eccellenze stilistiche ed enogastronomiche. A Colleferro Rino entrò in politica ove venne eletto come consigliere comunale; ma la “politica”, quella “piccola politica” di paese piena di beghe e begucce, invidie, ricatti, prevaricazioni, regno incontrastato di numerosi altrettanti “piccoli uomini”, non era fatta certo per un personaggio come lui, proiettato per cose ben più grandi ed importanti nel segno di un destino che ne aveva tracciato la straordinaria esistenza.
Una bella favola di cui si potrebbe scrivere di certo un libro o, addirittura, girare un intero film nel prosieguo dell’intramontabile mito che fu fatto proprio da registi del calibro di un Federico Fellini. Che dire di più? Lacrime, trattenute a stento, bagnano il volto di chi gli è stato sincero ed affettuoso amico (e di amici veri Rino ne aveva proprio tanti, “all over the world”…). Quando lo scorso anno, insieme al collega Giulio Iannone, gli conferimmo con grande merito, la prestigiosa Laurea Honoris Causa in “Comunicazione Sociale” (perché lui era un vero comunicatore che amava stare in mezzo alla gente ed un serio ed onesto professionista) si avverò per lui un altro grande sogno dopo la precedente soddisfazione di essere stato insignito dal Presidente della Repubblica dell’alta onorificenza di Commendatore. Nel momento della consegna di quel “pezzo di carta” con grandissima commozione i presenti al Gran Galà della Stampa gli tributarono pubblicamente i più alti sentimenti di stima ed ammirazione per ciò che egli aveva saputo realizzare e per ciò che continuava a rappresentare nella società.
Assai toccanti sono state le parole pronunciate dal cugino Mons. Luciano Lepore nel tracciare la sua figura umana e sociale nel corso del rito funebre celebrato in una gremitissima chiesa di S.Barbara a Colleferro dove, nel locale cimitero, è stata tumulata la salma. Alla mamma ultranovantaduenne, alla moglie signora Amerina e alla figlia Tania, agli affezionatissimi fratelli (in modo particolare al sempre vicino Pietro, naturale successore, ora al timone dell’Harry’s Bar), ai nipoti, familiari e parenti tutti giungano le più profonde, sincere ed affettuose condoglianze da parte della nostra Direzione e Redazione tutta.. Addio carissimo ed indimenticabile amico Rino…!»