Segni. Intervista ad Ufagrà, Antonio Fiore geniale artista orgoglio e vanto della terra lepina…
SEGNI – Un vero genio della pittura, una carriera all’insegna di successi e molte le esposizioni per l’ottuagenario Antonio Fiore. Un artista che rappresenta un vanto per l’Italia, uomo straordinario dotato di una simpatia e carica vitale da fare invidia ad un ventenne.
I suoi lavori sono straordinari e apprezzati anche da illustri nomi in campo dell’arte come Vittorio Sgarbi, tanto per citarne uno.
Molte sono le partecipazioni di questo grande pittore in Italia e all’estero. Di gran numero sono le pubblicazioni a lui dedicate, interviste, servizi radiofonici e televisivi.
Fiore ripercorre l’iter come artista, dall’incontro importante con Sante Monachesi, alle tre stagioni del Futurismo, al soprannome di Ufagrà fino alla sua prossima mostra, i suoi futuri obiettivi e molto altro.
Sei considerato l’ultimo pittore futurista operante. Come commenti?
E’ una gran cosa avere a 80 anni ancora stimoli e creatività artistica e di ciò ringrazio Dio. Da anni la critica mi considera l’ultimo futurista ancora attivo e sinceramente questa considerazione mi fa piacere.
Come e quando nasce l’incontro con Sante Monachesi?
L’incontro nasce in maniera imprevista ed imprevedibile. Un giorno un gallerista mi propose di acquistare un quadro di Monachesi a prezzi vantaggiosissimi.
Desideravo moltissimo avere un dipinto del maestro, che ammiravo molto, e dissi al gallerista che lo avrei acquistato se Monachesi in persona mi avesse scritto una dedica sul retro del quadro. Fu così che la settimana successiva, insieme al gallerista, mi recai da Monachesi. Durante questo primo contatto si parlò di Futurismo in quanto avevo incontrato più volte Francesco Cangiullo. Ma l’argomento che stava a cuore a Monachesi era l’Agrà. Iniziò da allora la mia collaborazione ed adesione al Movimento Agrà.
Come mai sei soprannominato Ufagrà?
Monachesi, rifacendo il verso a Marinetti, aduso a battezzare con nomi d’arte i futuristi, mi mise lo pseudonimo di UFAGRÀ, dove U stava per Universo, in quanto il Movimento è universale, F per Fiore che è il mio cognome, e Agrà, il Movimento stesso.
Raccontaci delle tre stagioni del Futurismo, grazie.
La mia convinzione, che era anche quella di Enzo Benedetto, è che il Movimento futurista cessa nel 1944 con la morte del fondatore F. T. Marinetti, ma l’IDEA del Futurismo, nell’attualità, nel periodo che noi viviamo, è diversa dal Movimento. Il Futurismo non è una scuola d’arte, non si esaurisce storicamente perché è un’attitudine spirituale e quindi risorgente.
Non ci sono limiti temporali in quanto è in evoluzione costante. Quindi è un’idea, un modo di vivere, un modo di intendere la vita. Con l’avvento della macchina, della locomotiva, dell’industrializzazione abbiamo la VELOCITÀ (periodo storico), poi negli anni trenta, con l’avvento dell’aereo, abbiamo l’AEROPITTURA (cosi detto secondo futurismo). Il 12 aprile del 1961 i russi lanciavano lo Sputnik 2 con a bordo Gagarin. La conquista dello spazio. Abbiamo così la COSMOPITTURA (terzo futurismo).
Un commento su questo meraviglioso dipinto?
Questo dipinto l’ho realizzato per il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia. Il titolo è: Unità d’Italia-150 anni. Ideologia e fervore patriottico.
Un principio storico da cui tutto ha avuto origine. C’è il Rinascimento rappresentato dalle immagini di Mazzini, Garibaldi e Cavour.
C’è il Futurismo con le sue forme dinamiche e al centro del dipinto c’è la Costituzione Italiana. Fui segnalato da Di Genova, insieme ad altri artisti italiani, e invitato da Sgarbi ad esporre questa opera nel Padiglione Italia della 54.a Esposizione d’Arte Internazionale Biennale di Venezia, sezione della Regione Lazio a Palazzo Venezia di Roma.
Cosa ci racconti della Mostra Antologica di Assisi in occasione dei tuoi 80 anni e 40 di pittura?
Quando mi fu proposto di fare l’antologica ad Assisi, dai curatori Duranti e Baffoni, ne fui contento. E quale migliore location del Palazzo del Monte Frumentario, magnifico edificio di stratificazioni architettoniche strabilianti di storia e di cultura.
È stata una bella antologica! Inaugurata dal sindaco di Assisi Stefania Proietti e con la presenza del sindaco di Segni Piero Cascioli ed altri componenti della giunta.
Durante tutto il periodo espositivo, di un mese, la mostra è stata molto visitata. Per questa mostra ho sintetizzato la figura di S. Francesco traendola da un particolare di un mio dipinto del 2004, Il raggio di San Francesco, che avevo realizzato per la Pinacoteca Internazionale Francescana delle Marche di Falconara Marittima. Questo particolare è inserito nell’opera Assisi dove sono in evidenza la Basilica del Santo e l’edificio del Monte Frumentario.
Anche nel dipinto Fratello fuoco e sorella luna sono rappresentate simbologie francescane.
“L’uomo è un progetto di libertà”. Descrivi questo meraviglioso dipinto, per favore?
È uno degli ultimi dipinti del ciclo dei “Quadri-messaggio”. L’uomo al centro dell’universo.
Le forme dell’opera sono protese verso l’alto, verso Dio, verso la libertà. Quando l’ho realizzato era il 1988. Dopo circa trent’anni la libertà, per molti, è una chimera. Nel realizzare l’opera c’era tutto l’entusiasmo di riprodurre su tela la gioia di questo “progetto”! La speranza è che l’uomo prenda coscienza di riconoscere pari dignità ai propri simili.
Chi è Antonio Fiore nel privato?
Sono come i miei quadri: colorato, dinamico e solare. Cerco sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno!
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
Al momento ci sono vari progetti che vedremo, nel corso dell’anno, di definire. Certa è la mostra che realizzerò a Roma, in via Margutta, presso la Galleria Vittoria, il prossimo anno.
Alessandra Giorda